26.06.2025 – Al primo Forum Acqua Sicilia la gestione della risorsa nell’isola di fronte alla sfida climatica: “La Sicilia, hotspot climatico del Mediterraneo, affronta una crisi idrica sempre più intensa. Al Forum organizzato da Legambiente Sicilia è stata presentata anche l’attività di monitoraggio condotta su quattro laghi regionali, nell’ambito della prima tappa della campagna nazionale Goletta dei Laghi
- data Giugno 26, 2025
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La crisi idrica che nel 2024 ha colpito la Sicilia, divenuta a tutti gli effetti hotspot del cambiamento climatico, ha reso evidente l’inadeguatezza delle infrastrutture e dei sistemi di raccolta, distribuzione e gestione dell’acqua. Si tratta di una carenza che pesa soprattutto sulle spalle di centinaia di migliaia di cittadini costretti a fare i conti con severi razionamenti dell’acqua, e sul comparto agricolo regionale, che nel 2024 ha subito a causa della siccità una perdita economica netta stimata in tre miliardi di euro, unita a un drastico calo produttivo: -80% nella produzione di olio d’oliva e punte fino al 100% nella produzione di cereali, foraggi e grano.
Di gestione sostenibile delle risorse idriche siciliane tra dati di contesto, governance e politiche di adattamento al climate change si è parlato oggi alla prima edizione del Forum Acqua Sicilia, organizzato da Legambiente Sicilia presso Casa Sanfilippo, sede del Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento. L’evento, realizzato con il patrocinio e la co-organizzazione dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Agrigento, nonché con il patrocinio del Parco Valle dei Templi, ha visto presenti tra gli ospiti l’assessore regionale all’Energia, Francesco Colianni, il Commissario Straordinario Unico per la Depurazione, Fabio Fatuzzo, e Salvo Cocina, Capo Dipartimento della Protezione Civile della Regione Sicilia. Il Forum è stato anche l’occasione per inaugurare la ventesima edizione della Goletta dei Laghi di Legambiente, la campagna nazionale – quest’anno realizzata in partnership con Novamont e CONOU, e con Biorepack come partner tecnico – che monitora la salute dei laghi italiani e ne denuncia le criticità, in particolare quelle legate a scarichi illegali e alla mala depurazione.
Infrastrutture idriche e reti di distribuzione alle prese con una governance frammentata e finanziamenti in parte mal indirizzati. L’isola conta ben 46 grandi e medi invasi, con una possibilità teorica di capienza pari a oltre un miliardo e cento milioni di metri cubi, dei quali oltre 360 milioni destinati a scopo idropotabile o misto idroelettrico e idropotabile. Gli invasi sono gestiti da un complesso di strutture, pubbliche e private, che vanno da Siciliacque, gestore di sovrambito, all’ENEL, dai Consorzi di Bonifica al DRAR. Insomma, una pletora di gestori non di rado “disattenti” nella gestione delle importanti e delicate infrastrutture, così come si evince dagli impressionanti dati dell’interrimento di molti dei bacini. E poi ancora, mancato collaudo, mancata manutenzione delle strutture di manovra e presa, mancate operazioni di flushing per lo sfangamento, e persino l’incredibile vicenda della diga di Trinità di Delia, nell’agro di Castelvetrano, svuotata per la mancanza di adeguati controlli in merito alla tenuta sismica della struttura.
Passando poi alle reti di distribuzione dell’acqua la storia non cambia: reti non di rado talmente obsolete da perdere significative percentuali del prezioso liquido, sino a raggiungere percentuali consolidate di perdita pari al 60% e al 70%. Così nell’idropotabile, ma anche e soprattutto nell’irriguo. L’acqua distribuita ai gestori d’ambito dovrebbe teoricamente raggiungere le case dei siciliani, tutta con lo stesso prezzo e per tutti con le stesse caratteristiche organolettiche e di potabilità, infine per tutti 24 ore su 24. Ma nella realtà così non è.
Per quanto riguarda i finanziamenti, in Sicilia nel decennio 2010-2020 sono stati attivati interventi per il miglioramento delle infrastrutture idriche per un valore complessivo di 4,878 miliardi di euro. Tuttavia, solo il 7,5% di queste risorse si è concretizzato in opere effettivamente concluse, con una spesa pari a circa 365,8 milioni di euro. Negli ultimi anni, gli investimenti destinati al settore idrico nel breve e medio termine – inclusi quelli già programmati, come quelli previsti dal PNRR – ammontano complessivamente a circa due miliardi di euro. Tali risorse finanziano interventi che spaziano dalla potabilizzazione e distribuzione alla manutenzione delle reti e alla depurazione. Tra questi fondi si segnalano: 230 milioni di euro stanziati attraverso il programma FESR 2021-2027 per il servizio idrico integrato, assegnati agli ATO siciliani a seguito dell’approvazione dei nove piani d’ambito; circa 360 milioni di euro provenienti dal PNRR e dal PNIISSI; oltre 1,2 miliardi di euro ancora da allocare per futuri interventi. A livello regionale, risultano inoltre stanziati 100 milioni di euro per l’acquisto di tre dissalatori mobili e le relative opere di adduzione, oltre a un piano pluriennale da oltre 250 milioni di euro, attualmente in fase di attuazione da parte di Siciliacque, per il potenziamento delle dorsali idriche regionali.
Non sottovalutando infine, le procedure d’infrazione della Corte di Giustizia Europea per la mancata depurazione. Ultima in ordine di tempo la sentenza del 27 marzo 2025, in relazione alla quale l’Italia è stata condannata a pagare una multa di 10 milioni di euro e una penalità di 13.687.500 euro ogni 6 mesi fino all’adeguamento degli agglomerati, tra i quali Castellammare del Golfo, Cinisi, Terrasini.
“Rivedere l’architettura istituzionale del sistema – dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia – è certamente il primo problema da affrontare attraverso la realizzazione di una governance unica e integrata dell’acqua, affinché tutti i cittadini e le cittadine siciliani partano da pari condizioni. Per poter individuare un ambito ottimale – oggi in Sicilia ATI – è necessario che questo sia dotato di tutte quelle caratteristiche che consentono di applicare una tariffa unica, peraltro comparabile con quella degli altri ambiti limitrofi. È necessario inoltre che tutti gli ambiti individuabili posseggano una quantità d’acqua pro-capite simile e tariffabile a costi comparabili, depurino l’acqua (auspicabilmente secondo parametri che ne consentano l’uso irriguo), mettano in campo strategie efficaci per il risparmio idrico – a partire dalla contabilizzazione degli usi civili attraverso l’installazione dei contatori ed evitando rigidamente l’uso dell’acqua potabile per usi industriali, artigianali e irrigui -, monitorino costantemente l’andamento delle falde per evitare che l’emungimento possa incidere negativamente su quantità e qualità di queste ultime. Per raggiungere questi obiettivi è indispensabile adeguare il sistema siciliano ai principi su cui si fonda la normativa nazionale: acqua pubblica utilizzata secondo principi di solidarietà e di tutela ecologica, prescindendo quindi dai perimetri delle ex provincie e cancellando le autorizzazioni contra legem rilasciate dalle ATI per consentire ad alcuni comuni un uso privatistico delle acque ricadenti nel proprio territorio”.
Anche il mantenimento della qualità microbiologica delle acque lacustri, ossia l’assenza di batteri fecali, è fondamentale per una gestione sostenibile e responsabile delle risorse idriche, soprattutto quando i laghi, come nel caso della Sicilia, rappresentano invasi strategici per l’irrigazione agricola e l’approvvigionamento di acqua potabile. Il tema è stato tra quelli affrontati nell’ambito del Forum Acqua Sicilia, accompagnato dalla presentazione dei risultati delle analisi microbiologiche condotte dai volontari e dalle volontarie di Legambiente nell’ambito della prima tappa della ventesima edizione della Goletta dei Laghi 2025.
I monitoraggi hanno interessato quattro laghi siciliani: il lago Piana degli Albanesi (in provincia di Palermo), il lago Soprano (nel Nisseno), il lago Pergusa (unico bacino naturale della Sicilia, a Enna) e la diga San Giovanni (o lago di Naro, nell’Agrigentino).
Dei sei punti di campionamento complessivi, cinque sono risultati conformi ai limiti previsti dalla normativa sulle acque di balneazione. In particolare, tre punti nel lago Piana degli Albanesi (Ansa Est, Spiaggetta e Oasi Lago), uno nel lago Soprano (Contrada Cuba, a Serradifalco – AG) e uno nel lago Pergusa (foce del canalone Mondelli) hanno evidenziato valori microbiologici entro i parametri di legge.
Un’unica eccezione è rappresentata dalla foce del fiume Naro, affluente della diga San Giovanni, dove i livelli di inquinamento risultano critici: le elevate concentrazioni di Escherichia coli rilevate hanno determinato la classificazione del punto monitorato come “fortemente inquinato”.
Lago
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Regione
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Comune
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Provincia
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Località
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Punto
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2025
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Piana degli Albanesi
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Sicilia
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Santa Cristina Gela
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PA
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Ansa est, alla fine di Via del Lago
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Entro i limiti
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Piana degli Albanesi
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Sicilia
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Piana degli Albanesi
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PA
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Piana degli Albanesi “Spiaggetta”
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Entro i limiti
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Piana degli Albanesi
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Sicilia
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Piana degli Albanesi
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PA
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Oasi lago
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Entro i limiti
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Lago Soprano
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Sicilia
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Serradifalco
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CL
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Contrada Cuba
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Lago Soprano
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Entro i limiti
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Lago Pergusa
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Sicilia
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Enna
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EN
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Pergusa
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Foce canalone Mondelli
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Entro i limiti
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Lago diga San Giovanni
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Sicilia
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Naro
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AG
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Fiume Naro, immissario nel lago
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Fortemente inquinato
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“La gestione delle risorse idriche non può essere affrontata solo in termini di quantità disponibile, perché anche la qualità delle acque è un fattore altrettanto essenziale – dichiara Stefania Di Vito dell’ufficio scientifico Legambiente, intervenendo al Forum Acqua Sicilia nell’ambito della prima sessione dal titolo La gestione delle risorse idriche: i dati di contesto. In particolare, se pensiamo che i laghi sono fonte di acqua potabile per la popolazione e fondamentali per il sostentamento del settore primario. E senza sottovalutare che un buon livello microbiologico delle acque lacustri è fondamentale per mantenere l’equilibrio del sistema acquatico, garantendo la vitalità degli ecosistemi e la continuità dei servizi economici essenziali legati alla risorsa idrica. Un discorso ancor più valido in una regione come la Sicilia, particolarmente soggetta ai cambiamenti climatici e ai fenomeni ambientali correlati”.
I risultati dei monitoraggi precedenti. Per un inquadramento più ampio, va segnalato che nel 2024 non è stato possibile effettuare monitoraggi a causa della grave siccità che ha colpito i bacini lacustri siciliani. Emblematico il caso del lago Pergusa, che nel luglio 2024 risultava quasi completamente prosciugato, divenendo simbolo della crisi idrica nell’isola.
Analizzando i dati raccolti negli anni precedenti: i tre punti del lago Piana degli Albanesi sono risultati sempre entro i limiti anche nei monitoraggi del 2023 e del 2022; il punto al canalone Mondelli del lago Pergusa era conforme anche nell’unico monitoraggio precedente del 2020; il punto nel lago Soprano invece, ha mostrato un andamento variabile: sebbene sia risultato entro i limiti nel 2023, nel 2021 era stato classificato come “fortemente inquinato”. *
Al Forum Acqua Sicilia Legambiente ha inoltre presentato un report che include un’analisi di contesto e una serie di proposte per ottimizzare la gestione regionale della risorsa idrica. Le indicazioni dell’associazione ambientalista si articolano attorno a tre punti chiave: 1) definire una cabina di regia e una governance unica e integrata dell’acqua che metta a sistema le esperienze maturate nel corso degli anni dai diversi soggetti che la gestiscono, con l’obiettivo di superare gli stalli burocratici e tecnici che bloccano o rallentano interventi e progettazioni virtuose; 2) promuovere la conoscenza condivisa e l’aggiornamento dei dati disponibili sulla risorsa, mettendo al centro sia la sua disponibilità che gli usi attraverso bilanci idrici affidabili e condivisi; 3) pianificare l’uso della risorsa idrica e del territorio attraverso una progettazione integrata, orientata alla prevenzione dell’inquinamento e capace di garantire una qualità dell’acqua in uscita dagli impianti conforme agli standard richiesti per il riutilizzo in agricoltura e nell’industria, in linea con il regolamento europeo sul riutilizzo delle acque reflue in vigore da giugno 2023.
*Nota metodologica:
Tutti i monitoraggi della Goletta dei Laghi in Sicilia sono stati effettuati tra il 9 e 10 giugno 2025 da un gruppo di volontari e tecnici di Legambiente. I campioni per le analisi microbiologiche sono stati prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero fino al momento dell’analisi, effettuata nello stesso giorno del prelievo o comunque entro le 24 ore. I parametri indagati sono di tipo microbiologico, nello specifico: enterococchi intestinali ed escherichia coli. Questi indicatori permettono di valutare la qualità microbiologica delle acque, in relazione alla possibile contaminazione fecale.
In riferimento ai valori limite stabiliti dalla normativa italiana sulle acque di balneazione (D.Lgs. 116/2008 e Decreto attuativo del 30 marzo 2010), i giudizi sono così espressi:
INQUINATO
Enterococchi intestinali > 500 UFC/100ml
e/o Escherichia coli > 1000 UFC/100ml
FORTEMENTE INQUINATO
Enterococchi intestinali > 1000 UFC/100ml
e/o Escherichia coli > 2000 UFC/100ml
Nel monitoraggio Legambiente un campione viene definito “inquinato” se almeno uno dei due parametri microbiologici supera i limiti stabiliti, “fortemente inquinato” se i valori normativi vengono superati di oltre il doppio.
Ulteriori informazioni sulla campagna Goletta dei Laghi:
Il monitoraggio di Legambiente non sostituisce i controlli ufficiali ma ha lo scopo di individuare criticità ancora presenti nei sistemi di depurazione delle acque, con l’obiettivo di contrastare l’inquinamento dei laghi. I punti monitorati sono scelti in base a un presunto “maggior rischio” di inquinamento, segnalato dai circoli di Legambiente e dai cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Particolare attenzione è riservata a foci di fiumi e torrenti, scarichi e canali minori. Queste aree sono generalmente i principali veicoli di contaminazione batterica, dovuta a insufficiente depurazione dei reflui urbani e scarichi illegali che, trasportati dai corsi d’acqua, finiscono nei bacini lacustri.
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