18.10.2025 – Piano Regionale di gestione Rifiuti Speciali: Legambiente interviene nell’audizione della IV Commissione dell’Assemblea Regionale Siciliana: servono dati aggiornati, norme più efficaci e un vero piano operativo. Ma la Regione, con la risoluzione recentemente approvata dalla stessa Commissione, è chiaramente intenzionata a procedere sulla disastrosa strada degli inceneritori perseguita dal presidente / commissario Schifani
- data Ottobre 18, 2025
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Legambiente Sicilia, con il suo presidente Tommaso Castronovo, è stata audita dalla IV commissione dell’assemblea regionale Siciliana in relazione all’esame del Piano stralcio di gestione dei rifiuti Speciali.
Sono 8,957 milioni di tonnellate, la quantità di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, prodotti dalle aziende in Sicilia nel 2022 (ultimi dati disponibili), 4 volte in più dei rifiuti urbani prodotti dai 4,8 milioni di siciliani, in particolare derivanti dalle attività di demolizione e costruzione, dal trattamento delle acque reflue, sanitarie e industriali.
Nel corso dell’audizione Legambiente ha stigmatizzato l’insufficienza dei dati disponibili sulle quantità di rifiuti speciali trattati dagli impianti siti nei luoghi prossimi di produzione, al fine di favorire la riduzione della movimentazione dei rifiuti, nonché l’assenza del piano per la bonifica delle aree inquinate che deve essere parte integrante dell’aggiornamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali. In assenza di dati recenti e completi, le previsioni e le misure pianificate risultano inaffidabili.
Lo stesso PGRS riconosce che la gestione dei rifiuti speciali non può essere disciplinata in modo prescrittivo dall’ente pubblico, ma soltanto indirizzata secondo principi generali.
In ragione della natura della tipologia dei rifiuti che saranno conferiti negli inceneritori la Regione Siciliana, in prevalenza CSS-S quindi di fatto rifiuti speciali, non ha alcuna competenza nella gestione degli stessi.
Da ciò deriva che la regione siciliana non può pianificare l’utilizzo di rifiuti speciali attraverso impianti pubblici finanziati con fondi erariali, perché ciò determinerebbe una concorrenza sleale con gli operatori privati, oltre a costituire un uso distorto delle risorse pubbliche
Quindi, al momento senza una modifica legislativa che consenta alla regione di riacquisire piena competenza nella regolazione e gestione dei rifiuti speciali, le politiche pianificatorie del piano si riducono a un elenco di buone intenzioni, senza strumenti vincolanti per produttori e gestori.
Nel frattempo, il Piano regionale può e deve prescrivere azioni concrete che, pur nel rispetto delle competenze dei privati, orientino la gestione del settore verso obiettivi chiari e misurabili. Tra le principali proposte avanzate da Legambiente Sicilia:
- Recupero degli inerti: oltre la metà dei rifiuti speciali in Sicilia proviene da costruzioni e demolizioni (5,4 milioni di tonnellate su 8,9 totali nel 2022). Il PGRS deve rendere obbligatorio l’uso di materiali inerti recuperati e certificati nei lavori pubblici. Inoltre, va valutato l’impatto della produzione di materiali da demolizione legati a grandi opere (ponte sullo Stretto, dismissione di grandi impianti nei poli industriali di Priolo e Gela, nuove tratte ferroviarie e ampliamenti portuali).
- Gestione delle ceneri degli inceneritori: i due impianti previsti in Sicilia genereranno oltre 100.000 tonnellate annue di ceneri, rifiuti speciali spesso pericolosi. Né in questo piano, né in quello per i rifiuti urbani è indicata la loro destinazione.
- Fanghi di depurazione: per le 111.000 tonnellate annue di fanghi civili (dato 2022), il PGRS deve prevedere il recupero in agricoltura, come già stabilito dalla normativa e non il conferimento in dicarica. Per i fanghi industriali, in particolare quelli dell’impianto IAS di Priolo, occorre definirne l’utilizzo nelle cementerie, evitando nuove discariche in aree contaminate.
- Rischi da incendi negli impianti di rifiuti: i recenti incendi ad Augusta e Catania richiedono norme più rigide. Va vietata l’installazione di impianti di stoccaggio o trattamento nei porti, salvo i rifiuti in partenza per l’esportazione e solo per brevi periodi di sosta.
- Rottami ferrosi: serve un rafforzamento dei controlli per prevenire nuovi incendi nei depositi e nei trasporti marittimi.
- Localizzazione degli impianti: il caso Ecomac di Augusta dimostra l’insufficienza dei criteri attuali. Il PGRS deve introdurre regole più severe sulla gestione e sulle distanze dagli abitati, basate anche su studi di morfologia e venti, per proteggere lavoratori e popolazioni.
- Siti di Interesse Nazionale (SIN): vietare nuovi impianti di trattamento o smaltimento rifiuti se non pubblici o a partecipazione pubblica, necessari alle bonifiche ambientali.
- Amianto: realizzare impianti pubblici dedicati all’inertizzazione e allo stoccaggio definitivo dei materiali contenenti amianto, previsto dalla legge 19 del 2014..
- Rifiuti sanitari: prescrivere la sterilizzazione in autoclave presso le strutture sanitarie pubbliche, vietando l’incenerimento costoso e inquinante.
- Aree ad alto rischio ambientale: nei SIN e nelle AERCA deve essere vietata l’importazione di rifiuti da fuori regione.
- Acquisti Verdi nella PA: il Piano deve introdurre l’obbligo e prevedere meccanismi di premialità per gli enti virtuosi e penalità per chi non si adegua.
La Regione Siciliana, se davvero vuole governare il settore dei rifiuti, deve dimostrarlo ora rivedendo profondamente il PRGS, facendolo diventare un efficace strumento normativo regolatorio ed operativo finalizzato al risparmio ed al riciclo dei materiali, evitando sprechi, consumo di risorse, compromissione dell’ambiente ed enormi costi a carico della collettività. In conclusione, per rendere la gestione dei rifiuti speciali in Sicilia davvero efficace, secondo Legambiente occorrono dati aggiornati, norme chiare, impianti sicuri e una pianificazione autonoma e responsabile. Solo così sarà possibile garantire tutela ambientale, salute pubblica e sostenibilità economica
Di segno contrario sembra invece la risoluzione recentemente approvata dalla IV Commissione Ambiente dell’ARS che al di là delle dichiarazioni di principio e apparente buonsenso, seppur timidamente recependo alcune delle indicazioni contenute nelle osservazioni di Legambiente (inerti, ceneri, AERCA, acquisti verdi, ecc.), è chiaramente e fideisticamente intenzionata a procedere sulla disastrosa strada degli inceneritori perseguita dal presidente / commissario Schifani.
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