07.10.2025 – Rapporto Ecomafia 2025. I numeri della Sicilia
- data Ottobre 07, 2025
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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“Impressionante, è questo l’aggettivo che viene utilizzato nella premessa del rapporto ecomafia 2025 per descrivere i numeri e le storie della criminalità ambientale. Ed in particolare per descrivere l’incremento in doppia cifra che registriamo, per il secondo anno consecutivo, dei reati ambientali che sono stati accertati dal lavoro straordinario svolto dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di Porto impegnate in questa lotta per la legalità e per preservare l’ambiente dai ladri di futuro”. Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia ha introdotto oggi a Palermo la presentazione dal nuovo rapporto di Legambiente “Ecomafia 2025. I numeri e le storie delle illegalità ambientali in Italia” (Edizioni Ambiente)
L’illegalità ambientale IN SICILIA/1
- Prima regione per reati contro gli animali: 1.015 illeciti penali, +3,9% rispetto al 2023;
- Terza regione dopo Campania e Puglia, per reati ambientali: 3.816 illeciti penali, pari a 10,4 reati al giorno, in leggera flessione (-2,7%) rispetto al 2023;
- Terza regione, dopo Campania e Puglia, per reati nel ciclo del cemento: 1.183 illeciti penali, sostanzialmente stabili rispetto al 2023, quando erano stati 1.181;
- Quarta regione, dopo Calabria, Puglia e Campania, per reati relativi agli incendi boschivi e di vegetazione: 351 illeciti penali, in netta flessione rispetto al 2023 (-41,6%), con 14 persone denunciate ma prima regione come superficie bruciata (17.554 ettari) e seconda dopo la Calabria come numero di incendi (451);
- Sesta regione per reati nel ciclo dei rifiuti: 709 illeciti penali, -2,3% rispetto al 2023;
- Settima regione per reati contro il patrimonio culturale (161) ma prima come controlli.
- Palermo, al settimo posto della classifica nazionale, è la prima provincia per reati ambientali, 774, +9% rispetto al 2023, con 695 persone denunciate, seguita da Messina (412), Trapani (392), Agrigento (375) e Catania (366).
- Trapani è la prima provincia per incidenza dei reati ambientali: uno ogni 6,3 chilometri quadrati, seguita da Palermo (uno ogni 6,4 km2) e Messina (un reato ogni 7,8 km2);
- Agrigento e Palermo, con 124 reati, guidano la classifica nel ciclo dei rifiuti, seguite da Messina e Catania;
- Messina, con 85 reati, è al primo posto nel ciclo illegale del cemento, seguita da Palermo e Agrigento;
- Palermo è al primo posto per reati contro gli animali (321), seguita da Trapani e Agrigento. (i dati provinciali non comprendono quelli dei Comandi Tutela ambientale e sicurezza energetica, Lavoro e Patrimonio culturale dell’Arma dei Carabinieri, disponibili solo su base regionale).
I delitti ambientali IN SICILIA (giugno 2015-dicembre 2024)
- Prima regione per valore dei beni sequestrati in base ai delitti ambientali previsti dal Titolo VI bis del Codice penale e alla responsabilità giuridica degli enti (art. 25- undecies, legge 231/2001), per un totale di 432 milioni di euro;
- Seconda regione, dopo la Puglia, per inquinamento ambientale (art. 452 bis del Codice penale) con 256 reati, 832 persone denunciate (prima in Italia), 34 ordinanze di custodia cautelare, 143 sequestri per un valore di 116,2 milioni di euro;
- Terza regione, dopo Calabria e Puglia, per disastro ambientale (art. 452 quater del Codice penale), con 24 reati, 45 persone denunciate, 3 ordinanze di custodia cautelare, 6 sequestri per un valore di 78 milioni di euro;
- Sesta regione per attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies del Codice penale), con 42 reati, 391 persone denunciate (seconda dopo la Lombardia), 39 ordinanze di custodia e 22 sequestri, per un valore di 10 milioni di euro.
“Per quanto riguarda l’allarmante e inquietante fenomeno degli incendi boschivi e di vegetazione, oramai fuori controllo, aggravato dagli effetti dei cambiamenti climatici, constatiamo – sottolinea Castronovo – l’inefficacia del sistema di contrasto agli incendiari che emerge anche dal divario del numero di denunce rispetto agli incendi appiccati. Se nel Piemonte e nelle Marche ad ogni incendio corrisponde 8 denunce, in Sicilia al contrario abbiamo solo 1 denuncia ogni 32 incendi a dimostrazione che ancora oggi è estremamente difficile individuare i responsabili delle azioni criminose.
Anche qui, come per l’abusivismo edilizio, Legambiente ha elaborato sia documenti di analisi dello specifico contesto regionale che diverse proposte, indirizzate innanzitutto alle istituzioni regionali, per adottare alcune misure urgenti come prima risposta alle devastazioni di questi anni. Chiediamo al Governo Regionale di assumere alcune iniziative a livello nazionale per l’inasprimento delle sanzioni, per potenziare la presenza dei Carabinieri Forestali in Sicilia e quella dei Vigili del Fuoco, e affinché i mezzi per lo spegnimento, in particolare quelli aerei, siano solo di proprietà statale e gestiti dal pubblico, al fine di scongiurare interessi non leciti in questo settore, come già emerso alcuni anni fa in Sicilia e ipotizzato anche in altre inchieste nazionali.
Ma, grazie anche alle denunce e agli esposti che hanno fatto i nostri circoli e il nostro ufficio regionale, – conclude Castronovo – è stato possibile avviare inchieste importanti che poi sono sfociati in processi come quello dei furti di sabbia dall’area forestale del Maccone Bianco ad Ispica, o quelli per inquinamento e disastro ambientale nella zona del petrolchimico.
Cosi come è stato determinante il nostro intervento in questi anni per contrastare ogni ipotesi di sanatoria per i manufatti abusivi costruiti entro i 150 metri dalla battigia e che ha visto finalmente rigettata anche dalla corte costituzione le questioni di legittimità costituzionale della norma regionale che prevede sin dal 1976, immediatamente efficace ed erga omnes, il divieto di inedificabilità assoluta nella fascia costiera dei 150 metri”.
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