Comuni ricicloni 2010


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Dove eravamo rimasti? Dall’ultima edizione di Comuni Ricicloni, almeno sulla carta, sembra siano cambiate alcune cose. L’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato la legge sui rifiuti che di fatto ha chiuso la stagione degli ATO, gli ambiti territoriali ottimali, che hanno accumulato debiti per oltre 1 miliardo di euro e sembrano fino ad oggi accantonati gli inceneritori. E’ successo, inoltre, che il Presidente della Regione ha sottoscritto l’ordinanza con cui il governo nazionale ha dichiarato l’emergenza in Sicilia, è iniziato un braccio di ferro fra il governo regionale e quello nazionale sui contenuti del Piano dei rifiuti previsto dalla stessa ordinanza. A gennaio la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità la relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti sulla Sicilia, che di fatto ha confermato la correttezza delle denunce di Legambiente fatte in tutti questi anni.

Ma andiamo con ordine. L’applicazione della legge è stata stoppata dalla dichiarazione dell’emergenza che ha avuto l’effetto paradossale di rallentare enormemente i tempi di redazione del piano regionale dei rifiuti, in quanto il governo regionale è letteralmente diventato ostaggio di quello nazionale grazie al ricatto sui fondi Fas necessari per finanziare il piano rifiuti. Senza inceneritori niente soldi.

Che il governo nazionale avesse insistesse sulla dichiarazione dell’emergenza in Sicilia a soli fini strumentali era, infatti, evidente sin dal primo momento. Nell’attuale quadro normativo lo stato d’emergenza è la condizione indispensabile perché si possano aggirare le direttive europee consentendo che gli inceneritori accedano al CIP 6, gli aiuti di stato destinati alla produzione di energia rinnovabile. E senza questo surrettizio “sostegno” gli inceneritori non si possono costruire perché sono talmente inefficienti dal punto di vista economico da non essere bancabili. La forte spinta del governo nazionale aveva quindi esplicitamente il solo scopo di riaprire la possibilità di realizzare gli inceneritori in Sicilia, fino a quel momento chiusa non solo per scelta del governo regionale ma soprattutto per l’impossibilità materiale delle imprese di accedere al credito. La strumentalità dell’iniziativa del governo Berlusconi è ancor più evidente se si pensa che la Sicilia è formalmente in “emergenza” mentre lo stesso strumento d’intervento straordinario non è previsto per Napoli e la sua provincia, letteralmente sommerse dalla “monnezza”. È sufficiente solo un po’ di buon senso per stabilire quale delle due situazioni sia più grave e necessiterebbe eventualmente di poteri speciali per avviare un rapida soluzione, ma in Campania la costruzione di ben cinque inceneritori è già stata avviata con la vecchia emergenza e quindi in questo momento, nonostante il nuovo scandalo internazionale, per il governo non serve un altro intervento straordinario. Per queste banali ragioni, accettare come ha fatto il governatore Lombardo di sottoscrivere l’ordinanza con cui si dichiarava l’emergenza in Sicilia è stato un grave errore. Pensare peraltro di barattare questa disponibilità con l’assegnazione di 200 milioni di euro di fondi FAS per organizzare la gestione integrata dei rifiuti è stata quanto meno una grande ingenuità. Era evidente che il governo nazionale non avrebbe assegnato nemmeno un euro senza avere prima la certezza che il piano prevedesse la realizzazione degli inceneritori.

Per questo riteniamo essenziale che, approvato al più presto il nuovo Piano Rifiuti, il Governo regionale dichiari chiusa l’emergenza e si riparta dalla legge di riforma approvata all’ARS nel marzo del 2010. Solo facendosi guidare dalle ragioni della tecnica e della scienza e non della speculazione finanziaria ci si dotare di una politica di settore davvero capace di guardare agli interessi dei cittadini e delle imprese siciliane.

E, a tal proposito, va segnalata quella che ci appare la più importante novità registrata in questo ambito: per la prima volta, seppur con alcuni distinguo, molti dei soggetti sociali in campo (ambientalisti, industriali, parte dei sindacati) sembrano concordare sulla scarsa convenienza degli inceneritori e sulla esigenza di puntare preliminarmente su una raccolta differenziata spinta e sul trattamento meccanico biologico. Molto significativa è stata la svolta di Confindustria che ha elaborato un documento finalizzato a proporre la creazione di un sistema di gestione dei rifiuti fondato sul rafforzamento del sistema industriale già esistente in Sicilia che, proprio a partire dal potenziamento della raccolta differenziata, possa contribuire a realizzare forme di smaltimento sempre più sostenibili.

In estrema sintesi potremmo dire che ci sono oggi in Sicilia tutte le condizioni per costruire politiche di settore evolute, comparabili alle migliori esperienze europee. Proprio per questa ragione sarebbe particolarmente grave perdere questa occasione per essere, almeno per una volta, tra i territori più avanzati di quell’Europa che normalmente ci guarda con grande diffidenza.

Mimmo Fontana
Presidente Legambiente Sicilia

DOSSIER COMUNI RICLONI 2010

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