Dossier 2012 Goletta dei laghi in Sicilia


I laghi siciliani: un tesoro da tutelare, valorizzare e promuovere

Non sono molti i siciliani che conosco i nostri laghi e i nostri bacini artificiali. Tutti ce ne occupiamo solo d’estate, quando non piove e queste riserve acquifere cominciano a scarseggiare. Il rapporto dei siciliani con gli specchi d’acqua è solo e pressoché unicamente di uso e consumo, viviamo questo rapporto da “cittadini”, da chi vive in città, e gli invasi artificiali devono solo dissetarci.

E’ un peccato e un errore che sia così!

Per questo motivo, nel suo settimo anno, abbiamo deciso come Legambiente di portare per la prima volta in Sicilia la nostra Goletta dei Laghi, la campagna di monitoraggio e informazione sullo stato di salute dei laghi. E abbiamo scoperto un mondo nuovo, qualcosa di importante, ricco, che va tutelato, valorizzato e promosso. Abbiamo conosciuto operatori ed esperti che studiano e lavorano, abbiamo trovato emergenze e ritardi (come sempre in Sicilia!) e abbiamo ricordato come spesso la costruzione di una diga abbia segnato la storia e la vita di una comunità, di un pezzo di territorio, di un momento della storia travagliata di noi siciliani.

Siamo, innanzitutto, riusciti a fare, forse (il forse è d’obbligo visto che restano ancora alcune piccole differenze) un censimento di tutti gli specchi d’acqua siciliani con una certa dimensione: almeno superiori ad un ettaro. Non abbiamo rispettato perfettamente il dettato dell’art.74 del D.Lgs. n.152/06, che definisce lago “un corpo idrico superficiale interno fermo” e invaso “un corpo idrico fortemente modificato, corpo lacustre naturale-ampliato o artificiale”, con dimensioni previste differenti. Abbiamo così censito 52 specchi d’acqua, di cui 6 naturali.

I sei naturali sono tutti in ambito di riserve naturali e inseriti in aree di Siti d’Interesse Comunitario e/o in Zone di Protezione Speciale. Hanno quindi una valenza naturalistica elevatissima. In particolare tutelano piante rare e, in alcuni casi, in via d’estinzione, ma soprattutto svolgono un ruolo importantissimo e decisivo nella tutela e conservazione delle specie migratorie di avifauna, che attraversano la nostra regione per andare a svernare in Africa, ma sempre più spesso si fermano da noi in questi magnifici luoghi, o per andare  a riprodursi nel resto dell’Europa.

Facciamo sempre troppo poco per le riserve naturali, sempre più spesso alle prese con problemi di bilancio e tagli ai finanziamenti.

Le sei riserve naturali hanno tutte storie diverse, che in parte si evincono dai materiali che qui abbiamo pubblicato. Sicuramente le due aree protette gestite dalle Province Regionali di Caltanissetta, Lago Soprano, e di Messina, Laghi di Ganzirri e Faro, non stanno tanto bene, anzi. E’ finora mancata una vera e attiva azione degli enti gestore. Noi speriamo bene e, magari, questa prima edizione di Goletta dei Laghi in Sicilia li spingerà a svolgere, dopo più di dieci anni, la loro delicata e decisiva funzione, assumendosi le loro responsabilità.

Ben altra storia è quella degli invasi artificiali.

Innanzitutto la loro costruzione è una parte importantissima della storia di tutta la Sicilia. Hanno segnato la nostra vita, non solo perché hanno contribuito in modo decisivo ad alleviare l’atavico problema dell’acqua, del bere o dell’irrigazione dei campi, ma, direi soprattutto, perché parlando di essi significa raccontare di lotte civili e sociali, del movimento contadino, della riforma agraria, dei digiuni di Danilo Dolci, degli scioperi all’incontrario, delle marce di protesta non violenta.

Significa parlare di mafia, del suo prevaricare, sopraffare, ricattare e uccidere.

Noi non vogliamo dimenticare questa storia e vogliamo conservare viva la memoria.

La mafia ha individuato in questi grossi appalti un altro modo per speculare e arricchirsi e per raggiungere questo delinquenziale scopo non si è fermata, come sempre, davanti a nulla.

Molte dighe in Sicilia sono costruite con il sangue di siciliani innocenti morti perche non volevano piegarsi alla violenza mafiosa o perché cercavano di fare luce su quel torbido intreccio di affari, interessi e speculazioni che ruotavano intorno alla costruzione di un invaso.

Qui, in questo primo nostro Dossier, che ha messo insieme notizie e informazioni per cominciare  a ragionare e far discutere degli specchi d’acqua siciliani, raccontiamo con le parole di un lontano 1977 di un grande giornalista di cronaca,  Mario Francese, le vicende delinquenziali della costruzione della diga Garcia, in provincia di Palermo. La costruzione di questa diga è forse la più sanguinosa e perversa, ma non è purtroppo l’unica.

L’inchiesta sulla diga Garcia è per Mario Francese lo scoop di una vita di giornalista. Dettagliata, circostanziata, piena di riferimenti puntuali, di fatti, di nomi e cognomi, la diga è l’ordito intorno al quale egli tese una trama fitta di personaggi , avvenimenti luoghi, indagini, testimonianze, rapimenti, assassini, appalti, burocrazia, mafia e politica.

Il 26 gennaio 1979, di sera, i killer della mafia aspettarono Mario Francese sotto casa e lo uccisero con cinque pallottole.

Come abbiamo già detto non è la sola vittima caduta per la costruzione della diga Garcia. Quasi sicuramente per la stessa ragione fu ucciso la sera del 20 agosto 1977, a Ficuzza, in provincia di Palermo sulla strada per Corleone, anche il colonnello dei Carabinieri Giuseppe Russo, che in quel momento era in compagnia di un suo amico, Filippo Costa, anch’esso trucidato, da un comando di corleonesi guidato da Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina.

La storia degli invasi artificiali in Sicilia è drammaticamente anche questa.

Oggi sono una realtà, anche se, in alcuni casi, non riescono a svolgere a pieno il ruolo per i quali sono stati costruiti, perché mancano le canalizzazioni e l’acqua raccolta non viene distribuita (qui raccontiamo, ad esempio, la pessima gestione della diga Gibbesi); molti non hanno tutte le autorizzazioni e le necessarie verifiche e, dunque, non possono raccogliere tutta l’acqua che potrebbero invasare; altri hanno problemi d’inquinamento che gli enti preposti ai controlli e alla loro gestione fanno finta di non conoscere.

Hanno, però, sempre di più acquisito una valenza naturalistica, luogo di transito e svernamento di molte specie di avifauna. Un aspetto interessante da studiare e valorizzare, per campagne e promozione.

Sono un elemento di arricchimento del paesaggio siciliano, spesso arido e brullo, anche se lo hanno notevolmente modificato. Possono essere un altro elemento attrattivo per un turismo di qualità, naturalistico ed ecosostenibile.

Noi, da oggi, vogliamo cominciare ad occuparci anche di queste realtà, complesse e articolate, ma anche e soprattutto ricche e affascinanti.

Questo nostro nuovo impegno servirà, auspichiamo, a stimolare la Regione Siciliana ad organizzare un’azione coordinata di monitoraggio, salvaguardia e tutela di tutti i nostri specchi d’acqua e si inquadra nella nostra quotidiana azione per valorizzare le bellezze della nostra isola.

di Gianfranco Zanna, direttore regionale di Legambiente Sicilia

DOSSIER 2012 GOLETTA DEI LAGHI IN SICILIA

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