Dossier Erosione Costiera in Sicilia 2024
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Secondo Esposto Riserva Isola Correnti
Mal’Aria indistriale 2012
MAL’ARIA INDUSTRIALE 2012
L’ARIA DI SICILIA
Augusta/Melilli/Priolo/Gela e Milazzo
LEGAMBIENTE, “MAL’ARIA INDUSTRIALE”.
Anche quest’anno “Mal’Aria Industriale”, storica campagna di Legambiente sull’inquinamento industriale atmosferico, riporta dati preoccupanti. Nonostante molte fabbriche abbiano chiuso i battenti per via della recessione, quelle rimaste aperte contribuiscono sensibilmente all’inquinamento nel nostro Paese, con sostanze pericolosissime sia per chi vive in prossimità dei poli industriali, sia per chi lavora a stretto contatto con esse.
Queste sostanze sono: polveri sottili (PM10), ossidi di azoto (NOx), ossidi di zolfo (SOx), monossido di carbonio (CO), composti organici volatili non metanici (NMVOC), benzene (C6H6), da un lato; cromo (Cr), mercurio (Hg), piombo (Pb), cadmio (Cd), arsenico (As), nichel (Ni), diossine e furani, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), poli-cloro-bifenili (PCB), dall’altro.
Se l’impatto sull’ambiente è disastroso, con più del 75% della vegetazione entro il raggio di 1 km dalle fabbriche andato distrutto negli ultimi anni, anche le conseguenze sulla salute non sono da meno: l’incremento di malattie tumorali nei lavoratori degli stabilimenti e dei loro familiari, infatti, tocca livelli altissimi, con percentuali in alcuni casi superiori al 100% (dal recente studio “SENTIERI” dell’Istituto Superiore di Sanità).
Legambiente ha a cuore la salute dei cittadini e dell’ambiente: per questi motivi si batte da sempre affinchè le emissioni di tali sostanze siano monitorate costantemente, chiedendo anche l’applicazione di tutte le tecnologie disponibili per la loro riduzione.
LE AUTORIZZAZIONI INTEGRATE AMBIENTALI (AIA).
Uno strumento importante per combattere e ridurre l’impatto ambientale è l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), rilasciata dalla Commissione Istruttoria AIA-IPPC.
Un’autorizzazione obbligatoria per tutte le aziende che rientrano nella direttiva IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) per continuare la produzione senza incorrere in sanzioni penali o amministrative, allo scopo di ridurre, controllare e monitorare gli inquinanti prodotti dagli impianti industriali sul territorio nazionale.
Il nostro Paese ha recepito la direttiva europea 96/61/CE con il decreto legislativo 59 del 18 febbraio 2005, con l’obbligo di rilasciare le autorizzazioni agli impianti entro il 30 ottobre 2007 o comunque di adeguarli alla normativa europea. Ma così non è stato. La Commissione europea ha, quindi, avviato nel 2008 una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, sfociata poi in un parere motivato e in un ricorso alla Corte di giustizia europea. Il procedimento si è concluso con una condanna nei confronti del nostro Paese emessa dalla Corte il 31 marzo 2011. L’aggiornamento della normativa in materia è contenuto nel decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128, che ha recepito la direttiva comunitaria 2008/1/CEdel Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 gennaio 2008 sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC).
Al 22 ottobre 2012 sono 153 i provvedimenti in istruttoria nazionale di rilascio dell’AIA dal Ministero dell’Ambiente. Numerose le centrali termoelettriche (98), pochi gli impianti complessi (31 impianti chimici e 20 raffinerie petrolifere), 1 terminal di rigassificazione, 1 piattaforma per l’estrazione di idrocarburi e l’acciaieria Ilva di Taranto, che aveva ottenuto una prima AIA nell’agosto 2011 attualmente in fase di riesame.
Gli impianti esistenti che non hanno ancora ottenuto l’AIA, e che quindi non rispettano gli standard di esercizio ed emissione previsti dall’Europa, sono 10 impianti chimici, 1 raffineria, 6 centrali termiche e 2 acciaierie. Tra questi, il polo petrolchimico di Gela e l’impianto petrolchimico della Versalis Spa (gruppo ENI) a Priolo, in provincia di Siracusa.
INQUINAMENTO ATMOSFERICO E CONTRIBUTO DELL’INDUSTRIA ITALIANA.
L’inquinamento atmosferico del nostro Paese ha livelli altissimi. Le forme in cui si presenta sono varie, ma la pericolosità è la stessa sia per l’ambiente sia per la collettività. Va ricordato che nel periodo 2001-2010 l’Italia ha superato più volte il valore limite annuale di PM10, e anche la concentrazione di polveri sottili (PM2.5) è andata oltre la soglia massima prevista. Il fenomeno ha interessato le zone dell’Italia settentrionale e in particolare la Pianura Padana.
Se in un primo tempo il problema dell’inquinamento atmosferico si pensava legato allo smog delle città, proveniente in larga misura dagli scarichi delle auto con conseguenze dannose anche per i monumenti, oggi maggiore attenzione è dedicata ai macro e micro-inquinanti emessi dalle industrie.
Riguardo ai primi, troviamo emissioni totali di quasi 3 milioni di tonnellate di monossido di carbonio (CO), circa un milione di tonnellate di ossidi di azoto (NOx), 210 mila tonnellate di ossidi di zolfo (SOx) o le 204 mila tonnellate di PM10 emesse nel 2010. Da non trascurare anche le emissioni di NMVOC, composti organici volatili non metanici, pari a oltre 1 milione di tonnellate e le 7.079 tonnellate di benzene.
A queste emissioni vanno sommate quelle delle sostanze micro-inquinanti, nocive alla pari delle macro anche se rilasciate in quantità più basse. Valori importanti riguardano il piombo, gli IPA e il nichel, rispettivamente con 270 mila, 152 mila e circa 111 mila chilogrammi circa. Arsenico e cromo hanno quantità totali tra i 40-50 mila chilogrammi in atmosfera, mentre le emissioni di cadmio e mercurio non arrivano a 10 mila chilogrammi.
I DATI DEGLI STABILIMENTI SICILIANI.
Legambiente ha realizzato una speciale classifica sull’inquinamento industriale italiano, analizzando i principali macro e micro–inquinanti atmosferici con particolare attenzione ai numeri degli stabilimenti siciliani. I dati al 2010 sono riferiti ai grandi impianti industriali in funzione del Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di inquinanti (European Pollutant Release and Transfer Register) disponibile per la procedura di dichiarazione E-PRTR prevista dalla direttiva IPPC.
Partendo da un’analisi sui macro–inquinanti, la raffineria Esso di Augusta (Siracusa) occupa il 4° posto con 2950 t di ossido di azoto emesse, mentre la raffineria di Gela occupa la 5^ posizione, con un’emissione di 2810 t di NOx nell’aria.
Di seguito, la tabella con i maggiori complessi industriali emettitori di NOx-NO2.
COMPLESSO INDUSTRIALE |
NOx – NO2 emissioni in aria – 2010 (t) |
ILVA S.p.A. Stabilimento di Taranto (TA) |
8.190 |
CENTRALE TERMOELETTRICA Federico II (BR sud) (BR) |
7.280 |
Saras Raffinerie Sarde S.P.A. (CG) |
3.450 |
Centrale Vado Ligure (SV) |
3.080 |
ESSO ITALIA Raffineria di Augusta (SR) |
2.950 |
RAFFINERIA DI GELA (CL) |
2.810 |
CENTRALE TERMOELETTRICA DI MONFALCONE (GO) |
2.790 |
COLECEM S.P.A. – CEMENTERIA DI GALATINA (LE) |
2.790 |
CENTRALE TERMOELETTRICA DI FIUME SANTO (SS) |
2.750 |
CENTRALI TERMOELETTRICHE DI TARANTO (TA) |
2.720 |
TOTALE EMISSIONI DI NOX-NO2 DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
175.931 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
Nella classifica sugli ossidi di zolfo troviamo invece la raffineria di Gela e la raffineria Esso di Augusta ai primi due posti (rispettivamente con 16700 e 8530 t di SOx-SO2 emesse), seguite al 5° e all’8° posto dalla raffineria ISAB Impianti sud di Siracusa (con 6760 t) e dalla raffineria di Milazzo S. C. p. a. (Messina), con 4850 t.
Di seguito, la tabella con i maggiori complessi industraili emettitori di SOx-SO2.
COMPLESSO INDUSTRIALE |
SOx – SO2 emissioni in aria – 2010 (t) |
RAFFINERIA DI GELA (CL) |
16.700 |
ESSO ITALIA Raffineria di Augusta (SR) |
8.530 |
ILVA S.P.A. Stabilimento di Taranto (TA) |
7.650 |
CENTRALE TERMOELETTRICA Federico II (BR sud) (BR) |
6.920 |
Raffineria ISAB Impianti SUD (SR) |
6.760 |
Centrale Vado Ligure (SV) |
5.080 |
CENTRALE TERMOELETTRICA DI FIUME SANTO (SS) |
4.860 |
Raffineria di Milazzo S.C.p.A. (ME) |
4.850 |
Raffineria SARPOM di Trecate (NO) |
4.520 |
RAFFINERIA DI SANNAZZARO DE’ BURGONDI (PV) |
4.460 |
TOTALE EMISSIONI DI SOX-SO2 DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
135.291 |
Riguardo all’emissione di monossido di carbonio, la raffineria di Gela è al penultimo posto con poco più di 2000 t di CO, come si vede dalla tabella.
COMPLESSO INDUSTRIALE |
CO emissioni in aria – 2010 (t) |
ILVA S.P.A. Stabilimento di Taranto (TA) |
172.000 |
Alcoa Trasformazioni S.r.l. – Stabilimento di Portovesme (CI) |
16.000 |
SOLVAY CHIMICA ITALIA S.p.A. ROSIGNANO (LI) |
12.400 |
Stabilimento di Scanzorosciate (BG) |
7.140 |
LUCCHINI S.P.A. – Stabilimento di Trieste (TS) |
5.730 |
THYSSENKRUPP ACCIAI SPECIALI TERNI S.P.A. – stabilimento di TERNI (TR) |
3.250 |
Alcoa Trasformazioni S.r.l. stabilimento di Fusina (VE) |
2.520 |
Aurubis Italia srl (AV) |
2.480 |
RAFFINERIA DI GELA (CL) |
2.210 |
Tampieri Energie srl (RA) |
1.960 |
TOTALE EMISSIONI DI CO DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
268.614 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
Nella classifica sulle emissioni dei composti organici volatili non metanici (NMVOC) c’è molta Sicilia: la raffineria di Milazzo S. C. p. a. (Messina) è al primo posto, mentre al 3°, 4°, 5° e 6° posto troviamo gli stabilimenti di Gela, Siracusa e Augusta. Di seguito, la tabella con i maggiori emettitori di NMVOC.
COMPLESSO INDUSTRIALE |
NMVOC emissioni in aria – 2010 (t) |
Raffineria di Milazzo S.C.p.A. (ME) |
2.830 |
RAFFINERIA DI SANNAZZARO DE’ BURGONDI (PV) |
2.810 |
RAFFINERIA DI GELA (CL) |
2.730 |
Raffineria ISAB Impianti SUD (SR) |
2.390 |
Raffineria ISAB Impianti Nord (SR) |
2.320 |
ESSO ITALIA Raffineria di Augusta (SR) |
1.530 |
AMCOR FLEXIBLES ITALIA SRL – STABILIMENTO DI LUGO DI VICENZA (VI) |
1.310 |
MELFI PLANT (PZ) |
1.120 |
SAFTA SPA (PC) |
1.050 |
SEVEL SPA (CH) |
981 |
TOTALE EMISSIONI DI NMVOC DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
40.247 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
Anche riguardo alle emissioni di benzene la classifica parla siciliano, con ben 7 posizioni su 10 occupate dagli stabilimenti di Gela, Siracusa, Messina e Augusta. Di seguito, la tabella con i maggiori emettitori di benzene.
COMPLESSO INDUSTRIALE |
BENZENE emissioni in aria – 2010 (t) |
RAFFINERIA DI GELA (CL) |
26,5 |
RAFFINERIA DI SANNAZZARO DE’ BURGONDI (PV) |
25,6 |
Stabilimento di Priolo (SR) |
24,1 |
Raffineria ISAB Impianti Nord (SR) |
21,6 |
Raffineria di Milazzo S.C.p.A. (ME) |
20,1 |
Raffineria ISAB impianti SUD (SR) |
18,6 |
SASOL Italy S.P.A. Stabilimento di Augusta (SR) |
15,5 |
ESSO ITALIANA Raffineria di Augusta (SR) |
13,8 |
Eni SpA Diviaione Refining & Marketing – Raffineria di Livorno (LI) |
11,8 |
ITALIANA COKE S.R.L. (SV) |
11,7 |
TOTALE EMISSIONI DI BENZENE DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
289 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
Proseguendo con i micro–inquinanti, riguardo a diossine e furani troviamo al primo posto l’ERG di Siracusa, che da sola rappresenta ben il 62% delle emissioni. A seguire, la tabella con i maggiori emettitori di diossina e furani.
COMPLESSO INDUSTRIALE |
Diossine e furani emissioni in aria – 2010 (g) |
ERG Power Impianti Nord (SR) * vedi nota nella pagina |
123,00 |
AFV ACCIAIERIE BELTRAME SPA – STABILIMENTO DI VICENZA (VI) |
33,00 |
ILVA S.P.A. Stabilimento di Taranto (TA) |
15,60 |
Disterenergia S.p.A. (RA) |
8,08 |
SYNDIAL SPA STABILIMENTO DI ASSEMINI (CA) |
5,10 |
Saras Raffinerie Sarde S.P.A. (CA) |
3,20 |
ALFA ACCIAI SPA (BS) |
1,80 |
Tenaris Dalmine – Stabilimento di Dalmine (BG) |
1,10 |
SAN ZENO ACCIAI – DUFERCO SRL BS) |
1,02 |
THYSSENKRUPP ACCIAI SPECIALI TERNI S.P.A. – stabilimento di TERNI (TR) |
0,88 |
TOTALE EMISSIONI DI DIOSSINE FURANI DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
199,00 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
*N.B. – La Erg con la nota che trascriviamo ci ha comunicato che il dato riportato nel Registro Europeo è errato:
Diossine e Furani: il dato concernente le emissioni del complesso ERG Power Impianti Nord (Melilli – Siracusa) non è corretto in relazione al fatto che il processo produttivo dello stabilimento non può portare all’emissione di queste sostanze. Il dato indicato nella “Dichiarazione E-PRTR” (European Pollutant Release and Transfer Register) riportato nella tabella risulta non corretto ed è stato già oggetto di una comunicazione di errata corrige che ERG Power ha inviato al Ministero dell’Ambiente in data 18/01/2012. In particolare, il dato comunicato da considerare è pari a 0,2 g/a, contro i 122,6 g/a, che porterebbe ERG Power fuori dalla tabella.
Nella classifica sugli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) il 2° e 3° posto sono occupati dalla ISAB Energy Impianto e dalla ERG, entrambe di Siracusa.
(Idrocarburi Policiclici Aromatici)
COMPLESSO INDUSTRIALE |
IPA emissioni in aria – 2010 (kg) |
ILVA S.P.A. Stabilimento di Taranto (TA) |
338,00 |
ISAB ENERGY Impianto IGCC (SR) **vedi nota in ultima pagina |
95,20 |
ERG Power Impianti Nord (SR) ** |
87,50 |
STABILIMENTO DI MERGO (AN) |
87,20 |
LUCCHINI S.P.A. – Stabilimento di Trieste (TS) |
79,50 |
TOTALE EMISSIONI DI IPA DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
687,00 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
Tra gli emettitori di cromo, tre sono gli stabilimenti siciliani che compaiono in classifica, a Siracusa, Gela e Messina.
Classifica dei maggiori complessi industriali emettitori di CROMO
COMPLESSO INDUSTRIALE |
CROMO emissioni in aria – 2010 (kg) |
THYSSENKRUPP ACCIAI SPECIALI TERNI S.P.A. – stabilimento di TERNI (TR) |
968,00 |
ILVA S.P.A. Stabilimento di Taranto (TA) |
564,00 |
Centrale Termoelettrica Torrevaldaliga Sud (RM) |
441,00 |
ISAB ENERGY Impianto IGCC (SR) ** vedi nota in ultima pagina |
401,00 |
RAFFINERIA DI GELA (CL) |
390,00 |
IMPIANTO TERMOELETTRICO DI FUSINA (VE) |
256,00 |
Centrale Termoelettrica di San Filippo del Mela (ME) |
184,00 |
COGNE ACCIAI SPECIALI S.p.A (Valle d’Aosta) |
170,00 |
Ilserv srl forno al plasma (TR) |
163,00 |
Enel Produzione SpA – Centrale di Torrevaldaliga Nord (RM) |
154,00 |
TOTALE EMISSIONI DI CROMO DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
4.490,00 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
Riguardo al mercurio, Gela e Priolo sono presenti in classifica, come mostra la tabella riportata di seguito.
COMPLESSO INDUSTRIALE |
MERCURIO emissioni in aria – 2010 (kg) |
RAFFINERIA DI GELA (CL) |
237,00 |
THYSSENKRUPP ACCIAI SPECIALI TERNI S.P.A – stabilimento di TERNI (TR) |
182,00 |
Feralpi Siderurgica S.P.A. (BS) |
101,00 |
Gruppo Mauro Saviola S.r.l. – unità locale di Sustirente (ex SAMA S.r.l.) (MN) |
81,00 |
Gruppo Mauro Saviola S.r.l. – unità locale di Viadana (ex SIA S.r.l.) (MN) |
73,00 |
SYNDIAL S.p.A. (ex EniChem S.p.A.) – Stabilimento di Priolo (SR) |
56,10 |
ALFA ACCIAI SPA (BR) |
55,40 |
ACCIAIERIE DI CALVISANO SPA (BR) |
47,70 |
Acciaieria Valsugana SpA (TN) |
41,30 |
STABILIMENTO DI PORTO MARGHERA (VE) |
40,40 |
TOTALE EMISSIONI DI MERCURIO DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
1.180,00 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
La raffineria Esso di Augusta è al 3° posto in merito alle emissioni di piombo, con 912,00 kg nell’aria; al 4° nella classifica sulle emissioni di cadmio, con 31,5 kg emessi nell’aria.
Classifica dei maggiori complessi industriali emettitori di PIOMBO
COMPLESSO INDUSTRIALE |
Piombo emissioni in aria – 2010 (kg) |
ILVA S.P.A Stabilimento di Taranto (TA) |
9.020,00 |
FERRIERE NORD STABILIMENTO DI OSOPPO (UD) |
2.170,00 |
ESSO ITALIANA Raffineria di Augusta (SR) |
912,00 |
SIMAR S.P.A. (VE) |
759,00 |
Gruppo Mauro Saviola S.r.l. – unità locale di Sustinente (ex SAMA S.r.l.) (MN) |
743,00 |
ECO-BAT S.P.A. STABILIMENTO DI Paderno Dugnano (MI) |
611,00 |
Ferriere Nord Spa Stabilimento Siderpotenza (PZ) |
584,00 |
STEFANA – S.P.A. STABILIMENTI DI OSPITALETTO (BS) |
561,00 |
Gruppo Mauro Saviola S.r.l. – unità locale di Viadana (ex SIA S.r.l.) (MN) |
513,00 |
MECA LEAD RECYCLING S.P.A. (CZ) |
395,00 |
TOTALE EMISSIONI DI PIOMBO DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
17.900,00 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
Classifica dei maggiori complessi industriali emettitori di CADMIO
COMPLESSO INDUSTRIALE |
CADMIO emissioni in aria – 2010 (kg) |
ILVA S.P.A. Stabilimento di Taranto (TA) |
138 |
FERRIERE NORD STABILIMENTO DI OSOPPO (UD) |
66 |
THYSSENKRUPP ACCAI SPECIALI TERNI S.P.A. – Stebilimento di Terni (TR) |
33,1 |
ESSO ITALIANA Raffineria di Augusta (SR) |
31,5 |
Gruppo Mauro Saviola S.r.l. – Unità locale di Viadana (ex SIA S.r.l.) (MN) |
22 |
Gruppo Mauro Saviola S.r.l. – Unità locale di Sistinente (ex SAMA S.r.l.) (MN) |
19 |
FERRIERA VALSABBIA SPA (BS) |
18,3 |
Stabilimento di Portovesme (CI) |
18 |
Strongoli (KR) |
17 |
COGNE ACCIAI SPECIALI S.p.A. (Valle d’Aosta) |
15,4 |
TOTALE EMISSIONI DI CADMIO DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
443 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
Per concludere, i dati sull’arsenico e sul nichel. In merito al primo, gli stabilimenti di Catania e Gela sono presenti in classifica con 62 e 32 kg di emissioni nell’aria, mentre riguardo alle emissioni di nichel troviamo la raffineria di Milazzo al 2° posto, seguita dalla Isab di Siracusa e dalla raffineria di Gela. Di seguito, le due tabelle con i maggiori emettitori di arsenico e nichel.
Classifica dei maggiori complessi industriali emettitori di ARSENICO
COMPLESSO INDUSTRIALE |
ARSENICO emissioni in aria – 2010 (kg) |
RAFFINERIA SI SANNAZZARO DE’ BURGONDI (PV) |
258 |
ILVA S.P.A. Stabilimento di Taranto (TA) |
157 |
ST MICRIELECTRONICS SPA sito di Catania (CT) |
62 |
Eni SpA Divisione Rfining & Marketing – rRaffineria di Livorno (LI) |
61,1 |
Enel Produzione S.p.A. Centrale della Spezia “Eugenio Montale” (SP) |
51,4 |
Saras Raffinerie Sarde S.P.A. (CA) |
51 |
Centrale Termoelettrica Brindisi (BR) |
42,8 |
RAFFINERIA DI GELA (CL) |
32 |
CENTRALI TERMOELETTRICHE DI TARANTO (TA) |
29,2 |
CENTRALE TERMOELETTRICA Federico II (BR sud) (BR) |
28,7 |
TOTALE EMISSIONI DI ARSENICO DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
881 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
Classifica dei maggiori complessi industriali emettitori di NICHEL
COMPLESSO INDUSTRIALE |
NICHEL emissioni in aria – 2010 (kg) |
Raffineria di Venezia (VE) |
1.590,00 |
Raffineria di Milazzo S.C.p.a. (ME) |
1.140,00 |
Raffineria SARPOM di Trecate (NO) |
995,00 |
ISAB ENERGY Impianto IGCC (SR) ** vedi nota in ultima pagina |
973,00 |
Saras Raffinerie Sarde S.P.A. (CA) |
909,00 |
Raffineria ISAB Impianti SUD (SR) |
838,00 |
RAFFINERUA DI GELA (CL) |
617,00 |
RAFFINERIA DI SANNAZZARO DE’ BURGONDI (PV) |
616,00 |
ENI S.P.A. DIVISIONE REFINING & MARKETING RAFFINERIA DI TARANTO (TA) |
608,00 |
Stabilimento Polimeri Europa di Porto Torres (SS) |
607,00 |
TOTALE EMISSIONI DI NICKEL DA IMPIANTI INDUSTRIALI |
18.000,00 |
Fonte: elaborazione Legambiente su dati dell’ European Pollutant Release and Transfer Register (E-PRTR)
** N.B. Relativamente ai dati IPA, Cromo e Nichel la Erg ha voluto precisare che essi sono “stimati” sulla base di campagne di rilevamento condotte in condizioni di esercizio degli impianti al massimo carico. Si trascrive la nota della Erg:
IPA (per ISAB Energy ed ERG Power), Cromo e Nichel (solo per ISAB Energy): si evidenzia che tali dati, in considerazione della natura delle sostanze (che non possono essere misurate in maniera continua), sono stati calcolati utilizzando i risultati di campagne di misura puntuali, svolte, come previsto dalle autorizzazioni vigenti, due volte l’anno e nelle condizioni di massimo carico degli impianti; tali valori di concentrazione, ottenuti nelle condizioni di impianto suddette, sono stati considerati, in maniera conservativa, RAPPRESENTATIVI di un intero anno di esercizio. Nell’ottica della massima trasparenza che contraddistingue ERG in tali tematiche, sono stati dichiarati i valori STIMATI secondo le modalità suddetta, frutto di calcoli in cui le ipotesi di fondo, come evidenziato, risultano ampiamente cautelative.
Salvare l’area umida di Mulinello ad Augusta
Augusta, 11 marzo 2013
Legambiente Sicilia ha presentato al Ministero dell’Ambiente le proprie osservazioni contrarie al progetto “Acquisizione aree e realizzazione di nuovi piazzali attrezzati nel Porto Commerciale di Augusta”, che prevede la cementificazione di oltre 300.000 mq dell’area umida del Mulinello, redatto dall’Autorità Portuale ed attualmente in fase di verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale.
Il progetto è ritenuto da Legambiente inaccettabile per numerose ragioni. Tra le principali di esse:
– L’area oggetto dell’intervento non è, come erroneamente affermato nello Studio preliminare, “relitto inutilizzabile e priva di connotati naturali né antropici”. In realtà si tratta delle saline del Mulinello, note sin dall’antichità, ed il cui valore storico, ambientale e naturalistico è rilevantissimo.
– Essa è un’area umida salmastra compresa nelle Saline del fiume Mulinello e, pur non rientrando nella perimetrazione del SIC/ZPS “Saline di Augusta” (ITA090014), ricade all’interno dell’ “Oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica” ricadente nei territori di Augusta e Melilli, D.A. 17 giugno 1999. (G. U. R. S. – 10/Sett/1999 – N. 43). Con i suoi 12ha di salina rappresenta un sito naturalistico le cui valenze sono da ritenersi almeno pari a quelle del SIC/ZPS ITA090014, sebbene si trovi collocata tra un’area industriale-commerciale e un sito storico-archeologico quale l’Hangar per dirigibili di Augusta.
– il progetto così com’è proposto grava e compromette integralmente la Salina sinistra del fiume Mulinello, la colma e cementifica, e preclude definitivamente ad un qualsiasi futuro di tutela e valorizzazione naturalistica.
– I proponenti affermano che l’opera è parte integrante e necessaria del progetto del nuovo terminal container/molo container approvato con decreto di compatibilità ambientale del 2007, e viene quindi presentata come il già previsto e programmato sviluppo ed ampliamento della cosiddetta banchina containers per la quale fu rilasciato parere VIA positivo. Ma, com’è ovvio, la procedura VIA deve essere condotta simultaneamente sull’intero progetto e non è ammesso il suo frazionamento. Inoltre, i decreti VIA hanno una validità di 5 anni entro i quali i progetti devono essere realizzati, pena la decadenza della procedura, ed i lavori per la banchina non sono finora cominciati.
– Si sostiene che tutti gli impatti sono trascurabili ma non si sono considerati quelli sanitari sui lavoratori e sugli abitanti di Augusta il cui centro disterebbe circa 700 metri dalla banchina.
– Non si è neppure valutato il rischio idrogeologico mentre Piano stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico evidenzia l’area di progetto come quella di esondazione in caso di cedimento della diga Ogliastro
– Non si tiene conto delle interferenze con il limitrofo Parco del Mulinello e con i forti Garcia e Vittoria.
– Sul piano paesaggistico il progetto della banchina containers produrrebbe un forte stravolgimento e farebbe da “cortina”, oscurandoli, ai forti Garcia e Vittoria.
– Il progetto si basa su un’idea di porto commerciale risalente a 60 anni fa, rimaneggiata più volte, che si sta oggi dimostrando palesemente sbagliata e priva dei fondamentali requisiti di sostenibilità economica ed ambientale.
– Il Piano Regolatore Portuale – che contiene il progetto di porto commerciale – è del 1986, mai aggiornato nonostante la legge che istituiva le Autorità Portuali lo prevedesse e mai sottoposto a Valutazione d’Impatto Ambientale.
– L’opera è chiaramente incoerente con le necessità passate, presenti e future del traffico mercantile. La banchina e l’ampliamento vengono giustificati con il “trend” di crescita del traffico container che dovrebbe portare a regime la movimentazione dei containers nel porto commerciale di Augusta a 500.000 teu (twenty equivalent unit – containers da20 piedi). Questa stima, già fatta nel 2004 e che avrebbe dovuto essere raggiunta nel 2013, si è dimostrata del tutto inattendibile. Anche le stime, risalenti al 2006 e che prevedevano un incremento giornaliero di approdi per 2-3 navi, si sono rivelate fallaci.
Alla luce di quanto sopra Legambiente – segnalando la mancata tutela di habitat e perturbazione di specie di intereresse comunitario in violazione delle Direttive Habitat e Uccelli e la violazione dei principi di precauzione e prevenzione – ha chiesto al Ministero dell’Ambiente di rigettare il progetto e di dichiarare nullo il provvedimento VIA rilasciato nel 2007 per la banchina.
Legambiente ritiene poi importante ricordare a tutti – specie in un momento particolarmente delicato per la vita politica, sociale e civile di Augusta – che è indispensabile mantenere vivi i principi di democrazia e partecipazione e che progetti di questa natura e portata non possano e non debbano essere fatti in assenza di un vero ed approfondito confronto con i cittadini di Augusta, i quali hanno diritto a decidere democraticamente quale deve essere l’uso del proprio territorio ed il suo futuro. La partecipazione dei cittadini è imprescindibile anche nell’elaborazione di un Piano Regolatore Portuale che tenga conto degli interessi generali della collettività, a partire da quelli di tutela della salute, dell’ambiente e dei beni monumentali.
Dati scientifici e doc. fotocartografica
Tra le specie vegetali di interesse conservazionistico presenti nel sito si riscontrano Althenia filiformis, Ruppia maritima, Sarcocornis perennis.
Tra le specie ornitiche censite nel sito ben 28 sono quelle incluse nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE e ss.mm.ii: Cormorano; Tarabuso; Tarabusino; Nitticora; Sgarza ciuffetto; Garzetta; Airone bianco maggiore; Airone rosso; Mignattaio; Spatola; Fenicottero; Falco di palude; Aquila minore; Falco pescatore; Voltolino; Cavaliere d’Italia; Avocetta; Combattente; Gabbiano corallino; Gabbiano roseo; Gabbiano corso; Beccapesci; Sterna zampenere; Fraticello; Mignattino; Mignattino piombato; Martin pescatore; Pettazzurro. Alcune di queste sono specie rare e poco diffuse come il Fenicottero, la Spatola, il Falco pescatore, il Gabbiano roseo e lo Storno nero.
Tra le specie ornitiche censite nel sito 48 sono le specie di interesse conservazionistico europeo, ovvero SPEC: 38 SPEC3 (specie con status sfavorevole e non concentrate in Europa): Strolaga mezzana; Tarabuso; Tarabusino; Nitticora; Sgarza ciuffetto; Airone rosso; Mignattaio; Fenicottero; Aquila minore; Falco pescatore; Gheppio; Pellegrino; Sacro; Occhione; Pernice di mare; Avocetta; Fratino; Piovanello pancianera; Piro piro piccolo; Piro piro Boschereccio; Chiurlo maggiore; Beccaccia; Frullino; Gabbianello; Sterna zampenere; Mignattino; Mignattino piombato; Fraticello; Sterna maggiore; Martin pescatore; Upupa; Allodola; Cappellaccia; Topino; Rondine; Balestruccio; Culbianco e Storno; 8 SPEC2 (specie con status sfavorevole e concentrate in Europa): Berta maggiore; Spatola; Pavoncella; Pettegola; Pittima reale; Beccapesci; Averla capirossa e Fanello; 2 SPEC1 (specie a rischio globale di estinzione): Grillaio e Gabbiano corso.
Tra le specie ornitiche censite nel sito si contano 9 specie Vulnerabili (VU): Berta maggiore; Sgarza ciuffetto; Airone guardabuoi; Pellegrino; Piro piro piccolo; Gabbiano comune; Gabbiano corallino; Beccapesci; Fraticello; e 12 specie Minacciate (EN): Cormorano; Tarabuso; Volpoca; Falco di palude; Occhione; Beccaccia; Pittima reale; Pettegola; Gabbiano roseo; Sterna zampenere; Mignattino piombato; Mignattino.
Lavori per il porto commerciale, anno 2004
LEGAMBIENTE AUGUSTA
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